Il mio approccio
“L’unico modo per venirne fuori è passarci in mezzo”
Il mio orientamento teorico è di tipo psicoanalitico. Non curo il disturbo, curo la persona che ha il disturbo.
Mi occupo di tutto il ciclo evolutivo dall’infanzia, all’età adulta, quindi anche di coppie e famiglie che vogliono approfondire la conoscenza di sè, affrontare un disturbo specifico o un periodo particolarmente stressante della propria vita. Quando una persona si rivolge a me, la prima domanda che mi pongo è: “Cosa non sta esprimendo nella sua vita?”
Il sintomo è quindi la risposta che l’individuo è riuscito a dare (inconsapevolmente) ad una situazione di sofferenza. La funzione del sintomo è proteggere l’individuo. Quando tale protezione diventa rigida e si estende a gran parte delle aree della sua vita, allora non è più funzionale ed interferisce con il naturale sviluppo ed espressione della persona.
La mia attenzione non è rivolta solo al racconto della persona, ma alle parole, i toni, le movenze che usa mentre racconta la sua storia. Più che il contenuto del discorso osservo l’effetto emotivo del discorso, quello che sento mentre la persona parla, a quanto “non detto” c’è tra le righe della storia che mi sta narrando.
Il mio metodo è strutturato in quattro colloqui iniziali a cadenza settimanale, al termine dei quali decideremo insieme o il termine della cura o l’impegno per un trattamento di più lunga durata.










“Non c’è presa di coscienza senza sofferenza. In tutto il mondo la gente arriva ai limiti dell’assurdo per evitare di confrontarsi con la propria anima.
Non si raggiunge l’illuminazione immaginando figure di luce, ma portando alla coscienza l’oscurità interiore. Chi guarda fuori sogna, chi guarda dentro si sveglia”
Carl Gustav Jung