E’ la nebbia.
Il malessere generale somiglia alla nebbia.
E’ una sensazione indefinita di male dell’essere di mal stare.
Solitamente la persona non ne conosce bene l’origine ma si rende conto di non essere più come prima, che qualcosa in modo lento e graduale, proprio come quando scende la nebbia, ha trovato posto dentro di se. Si prova tristezza accompagnata talvolta dal pianto e sensazioni di vuoto. Si prova anche paura, stupore perché non ci si era mai sentiti così e non ci si riconosce più.
Ecco il punto: non ci si riconosce più.
Questa frase contiene un presupposto: prima ci si conosceva.
La domanda essenziale allora è: chi è che conoscevi davvero? Te stesso o la maschera quindi il personaggio con cui ti sei identificato?
Ogni persona prima di chiudere la porta di casa per uscire, assieme alle scarpe ed al cappotto per proteggersi dal freddo, indossa anche una maschera per proteggersi dal mondo esterno, per nascondere le proprie fragilità e mostrarsi nella sua versione migliore. Questo è un comportamento adattivo, ed in certa misura produttivo.
Quand’è che diventa un problema?
Diventa un problema quando quella stessa maschera diventa il tuo volto perchè la indossi in tutte le situazioni, perchè non permetti al tuo viso di respirare, di mostrarsi per quello che è: sei arrivato a confondere il tuo volto con la maschera.
Nessun uomo può, per un tempo considerevole, portare una faccia per sé e un’altra per la moltitudine, senza infine confonderle e non sapere piú quale delle due sia la vera.
(Nathaniel Hawthorne)
Arriva quindi la sensazione di malessere a ricordartelo, a dirti di allentare la presa, di allentare il controllo su te stesso.
Il malessere generale non è il problema ma la soluzione: è proprio grazie a tale malessere che puoi “risvegliarti” e fermarti. Si perché occorre fermarsi per guardare cosa sta accadendo dentro di te, perché quel che è certo è che qualcosa vuole che tu smetta di essere il personaggio che sei sempre e solo stato.