COME USCIRE DALLA DEPRESSIONE

Credo non ci siano parole migliori per descrivere lo stato in cui si trova una persona depressa:

“La depressione non equivale al dolore; il vero depresso ringrazierebbe il cielo se riuscisse a provare dolore. La depressione è l’incapacità di provare emozioni. La depressione è la sensazione di essere morti mentre il corpo è ancora in vita. Non equivale affatto alla pena e al dolore, con i quali anzi non ha niente in comune. Il depresso è incapace di provare gioia, così come è incapace di provare dolore. La depressione è l’assenza di ogni tipo di emozione, è un senso di morte che per il depresso è assolutamente insostenibile. È proprio l’incapacità a provare emozioni che rende la depressione così pesante da sopportare”.
(Erich Fromm)

La persona depressa quindi non prova emozioni, e questo è il nòcciolo della questione. Le emozioni sono quanto di più primitivo esista, le emozioni le prova il neonato ed anche gli animali. È da questo importante presupposto che si deduce che chi è depresso ha perso il contatto con le cose semplici della vita perché si è identificato con un personaggio, si è identificato sempre e solo con lo stesso personaggio continuando ad interpretare lo stesso ruolo (es. mamma, lavoratrice, moglie…). Chi è depresso ha dimenticato se stesso, ha dimenticato tutte le altre variopinte sfaccettature di se stesso! Proprio l’essersi ingabbiati in un ruolo costante ha portato all’abbassamento dell’energia vitale per la ripetitività di azioni e modi di pensare.

È quindi inutile, come ho scritto nella pagina dedicata alla depressione, fornire un elenco di esercizi da fare nel tentativo  di farlo stare meglio.

Partiamo da un presupposto tanto fondamentale quanto ovvio: chi vuole uscire dalla depressione si trova in uno stato egodistonico, quindi in contrasto con i propri bisogni, con se stesso. Chi vuole uscire dalla depressione si accorge quindi di non stare bene, di non provare piacere per attività che prima gliene procuravano. La depressione come una macchia d’olio si espande gradualmente dapprima portando a rinunciare a piccole attività per poi inglobare nella sua aurea grigia l’intera quotidianità.

La sofferenza, il mal di vivere non è solo a livello mentale ma si ripercuote anche a livello fisico con un indebolimento del sistema immunitario che rende più vulnerabili all’ammalarsi dando la sensazione di affaticabilità, stanchezza e con  ripercussioni in eccesso o in difetto a livello di desiderio sessuale, ciclo sonno-veglia ed appetito.

La depressione costringe a fare un’azione molto importante, azzarderei a dire “vitale”: fermarsi e guardare la propria vita.

Chi si trova in uno stato depressivo è infatti “costretto” a mettersi in pausa ed accorgersi che qualcosa non sta andando come dovrebbe. È questa la chiave di lettura che occorre dare alla depressione.

SEI MODI PER USCIRE DALLA DEPRESSIONE

Quelli che seguono non sono esercizi o compiti per casa: sono modalità di attraversare la depressione. Si perché per uscire dalla depressione è necessario attraversarla. È un po’ come una galleria o un tunnel al termine del quale vedi un piccolo cerchio con la luce. Per arrivare a quella luce puoi solo incamminarti e passo dopo passo quel cerchio aumenterà di diametro fino a riempire tutto il tuo campo visivo perché finalmente ne sei uscito.

  • Il primo e più importante passo per uscire dalla depressione è il nuovo: chi è in uno stato depressivo tende a ripetere sempre le stesse azioni ed identificarsi con lo stesso ruolo. Occorrono azioni nuove, anche apparentemente insignificanti come cambiare acconciatura, truccarsi o vestirsi in modo diverso, leggere un libro… L’importante è iniziare a vedersi modo diverso, a concepire che non sei solo la persona che ora è in depressione e soprattutto non sei solo la persona che eri prima di cadere in questo stato. Dov’è finita la tua creatività, la tua spontaneità? Dove sono finiti i tuoi desideri?
  • Il secondo passo per uscire dalla depressione è un passo in mezzo alla natura. Trascorrere anche solo un’ora all’aria aperta alla luce naturale aumenta il livelli di Vitamina D che sono strettamente correlati alla produzione di serotonina, l’ “ormone della felicità”. Puoi andare al parco, al lago, mare o montagna. Quello che conta è riprendere contatto con le cose semplici e autentiche, con le piccole cose. Se ti piacciono gli animali puoi prendertene cura magari andando al canile della tua città e renderti utile, o acquistare una pianta e dedicarle attenzioni.
  • Il terzo passo per uscire dalla depressione è smettere di lamentarsi: lamentarsi è un inutile spreco di energie. Qualche riga sopra ho scritto che lo stato depressivo porta ad  un calo di energie quindi è preferibile tu tenga per te quelle che ti rimangono senza disperderle verso l’esterno. Qual è lo scopo del dire agli altri come ti senti se non quello di farti compatire? Continuando a lamentarti e dire che non stai bene rafforzerai il tuo stato di malessere e creerai attorno a te un campo energetico negativo.
  • Il quarto passo per uscire dalla depressione è una manciata di sano egoismo: chi è depresso spesso ha messo a soffocare aspetti di sé per aderire ad un ruolo, che è sempre lo stesso. C’è ancora qualcuno dietro questo ruolo o ti sei totalmente identificato con esso? Smetti di comportarti, agire, parlare solo per compiacere gli altri, per essere approvato ed accettato. Ascoltati: quali sono i tuoi desideri? Inizia dai più “banali” come la voglia di qualcosa di dolce, o di indossare quel vestito che non avevi il coraggio di mettere o visitare quella città che tanto ti interessava… sono mille le cose da cui puoi partire mettendo da parte inutili convenzioni sociali e moralismi.
  • Il quarto passo per uscire dalla depressione è usare l’immaginazione. Le immagini hanno un potenziale troppo spesso sottovalutato: esse racchiudono in se un enorme potere trasformativo.

La mente non distingue tra un’azione reale ed una scena vividamente immaginata! Chiudi gli occhi e riaccendi quelle immagini, se ce ne sono, che ti danno gioia. Può essere il ricordo di un luogo in cui ti sei sentito amato, coccolato, oppure di un viaggio che hai fatto o di una qualsiasi esperienza che ti ha fatto sentire felice. Puoi provare in alternativa ad inventarne uno. Pensa ad una località dove vorresti andare, immaginane i dettagli, cosa faresti, come ti vestiresti. Più volte al giorno, torna con la mente a quei momenti e poco a poco, sentirai alleggerirsi il peso di tristezza e depressione.

  • Il quinto passo per uscire dalla depressione è sospendere il giudizio. Uscire dalla depressione non è qualcosa che avviene dall’oggi al domani, come non è avvenuta dall’oggi al domani la tua entrata in essa. Quindi come tutti i VERI cambiamenti richiede tempo e perseveranza. Questo significa accettare che ci saranno giorni in cui ti sembrerà di aver fatto un passo in avanti ed altri in cui avrai la sensazione di averne fatti dieci indietro. È proprio in questi ultimi che devi sospendere il giudizio, la rigidità, la razionalità. Datti il permesso di trascorrere anche altri giorni senza che nulla accada senza cedere all’abitudine di giudicarti. Tu vali indipendentemente da come stai ora. Immagina una banconota da 500€ e stropicciala, calpestala, passaci sopra a piedi uniti. Ora guardala, e rispondi: vale sempre 500€ o ne vale di meno? Pensare che il tuo valore sia unicamente legato ai risultati ottenuti e alla possibilità di aver realizzato i tuoi progetti comporta un’eccessiva identificazione con obiettivi e ragionamenti. Il fallimento di un progetto non significa e non implica necessariamente il tuo fallimento come individuo.
  • Il sesto passo, in ordine ma non per importanza, per uscire dalla depressione è liberare la propria creatività e rinchiudere la razionalità. Se ti trovi in questo stato è proprio perché sei stato troppo razionale. Ascoltati, fai qualcosa di spensierato, non devi avere per forza uno scopo per fare qualcosa. Fallo solo per il gusto di farlo. Essere troppo razionali significa ragionare solo con la testa e quando qualcosa non va come avevi programmato, ti senti fallito, abbattuto, messo all’angolo. La testa, la razionalità è utile a fare i calcoli delle bollette da pagare o in alcuni (nemmeno tutti) ambiti lavorativi, ma per le altre faccende della vita occorre approcciarsi con uno sguardo differente, con elasticità. Ricordi quando eri bambino che ti sorprendevi per  ogni cosa? Avevi entusiasmo, curiosità, energia, avidità di sapere. Quand’è che hai appeso il cappello al chiodo ed hai smesso di farti domande? Quand’è che hai rinunciato ad essere l’adulto che da bambino avresti voluto accanto?

Per approfondimenti sulla depressione puoi leggere il mio articolo: “Depressione autunnale: simbolo di rinascita” https://federicabertelli.it/depressione-autunnale-simbolo-di-rinascita/

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