FOBIA: QUAL È IL SUO SIGNIFICATO NASCOSTO?

Ogni fobia risale a un’angoscia infantile e ne è la continuazione, anche quando ha un altro contenuto e deve quindi essere diversamente denominata
Sigmund Freud

Il termine fobia deriva dal greco phóbos – paura –  indica il timore irrazionale e incontrollabile di un oggetto o di una situazione sentita come minacciosa pur in assenza di un reale pericolo.

Freud nel 1908 parlò della fobia nel caso del piccolo Hans, un bimbo di cinque anni terrorizzato all’idea di uscire di casa per timore di essere assalito e morso da un cavallo e che quest’ultimo potesse poi cadere e morire. Il percorso analitico evidenziò forti sentimenti di rivalità edipica verso il padre. Fu proprio il tentativo inconscio di “sciogliere questo conflitto”, connotato da sentimenti di ambivalenza (amore ed odio verso il padre), che diede origine alla fobia. Il bambino rimosse l’ostilità verso il padre e la sostituì attraverso la simbolizzazione con l’animale cavallo.

Qual è l’origine della fobia?

Come esemplificato nel caso succitato, la fobia origina da un conflitto rimosso: il soggetto rifiuta di affrontare un contrasto nella sua vita eliminandolo dalla coscienza (rimozione) e trasferendolo su oggetti esterni e su situazioni “fobizzate”, ossia caricati simbolicamente di valenze negative  (spostamento). Tutto ciò avviene a livello inconscio. Per esempio un impulso istintuale, che il soggetto non accetta consapevolmente (es. la rabbia), può venire proiettato su un animale dal quale si teme un’aggressione. Per Freud lo scopo della rimozione è quello di evitare il dispiacere e quando questo meccanismo fallisce, si produce una “formazione sostituiva” (oggetto fobico) che protegge l’individuo dal riaffiorare del contenuto che ha cercato di rimuovere. In questo senso la fobia ha una funzione protettiva.

Che differenza c’è tra paura e fobia?

La paura è un sentimento insito nell’uomo  e non è negativa in sé anzi è di tipo adattivo poiché di fronte ad un pericolo oggettivo permette di agire per proteggere la propria incolumità. Se ci trovassimo davanti ad una tigre, le sensazioni che avvertiremmo a livello fisico ed i pensieri a livello mentale sarebbero di tipo adattivo quindi atti a metterci in moto e proteggerci dall’imminente stato di probabile attacco. Ancora, se una persona nonostante il timore dell’aereo riesce a volare, allora non presenta una fobia patologica. Lo diventa nel momento in cui la situazione temuta viene sistematicamente evitata o sopportata con ansia intensa e profondo disagio.

Per parlare di fobia sono quindi necessarie tre condizioni:

  1. che sia causata da stimoli ritenuti soggettivamente minacciosi e limitata a quelli
  2. che determini terrore ed evitamento della situazione
  3. che scateni timori e ansie (anche quella anticipatoria) sproporzionali rispetto all’effettivo pericolo e  che interferiscano nella propria vita.

La fobia, è innescata da un oggetto o situazione relativamente neutre o che comunque non rappresentano reale pericolo per la propria incolumità (ad esempio: andare in ascensore, guidare l’auto, stare in un luogo affollato, parlare in pubblico, sottoporsi a un prelievo di sangue) ed il solo pensiero di doverle affrontare provoca forte ansia spesso accompagnata da sintomi fisici tra cui tachicardia, disturbi gastrici e urinari, nausea, diarrea, senso di soffocamento, rossore, sudorazione eccessiva, tremito e spossatezza. La persona è consapevole  dell’irrazionalità e sproporzionalità dei propri timori, ma emotivamente, non riesce a contenere l’angoscia che gli provoca la sola idea di affrontare la situazione temuta.

Quali sono le fobie più diffuse ed il soro significato simbolico?

  • Claustrofobia: fobia di luoghi chiusi come ascensori, sottopassi, metropolitane, cinema. Quando la persona si trova in tali situazioni ha un elevato livello di attivazione e tende a posizionarsi vicino all’uscita. È una fobia  associata ad una situazione esistenziale, affettiva o professionale percepita come senza via d’uscita e dalla quale è difficile sottrarsi per le aspettative e pressioni a cui si è soggetti. L’istinto della persona è soffocato, si sente stretto e soccombe alla razionalità. È associata ad un  forte timore di perdere il controllo proprio ed altrui.
  • Ereutofobia: fobia di arrossire, è associata alla paura dei propri istinti primordiali, di un desiderio di mostrarsi agli altri, di esibizionismo che non può essere manifesto poichè inaccettabile per la persona o per il contesto, quindi viene censurato e rimosso, e successivamente negato con conseguente punizione. Ne deriverebbero il senso di vergogna e la necessità di sottrarsi ai giudizi e ai commenti altrui
  • Zoofobia: fobia di animali, generalmente associata alla lontananza dai propri istinti sia sessuali che aggressivi.
  • Aracnofobia: fobia dei ragni, simbolicamente potrebbe associarsi al timore di rimanere intrappolati nei rapporti.
  • Nosofobia: fobia di essere ammalato di malattie gravi come tumori e spinge il soggetto a sottoporsi ad una serie interminabile di esami clinici (che non sono sufficienti a tranquillizzarlo essendo il sintomo di un problema affettivo/irrazionale), accompagnata spesso da paura dei microbi, dei veleni e sporcizia. Gli impulsi rabbiosi diretti verso persone o valori da cui si dipende o che fanno parte della propria identità vengono ritorti contro sé stessi per timore dei di sensi di colpa e angosce persecutorie.
  • Dismorfofobia: derivato dal greco “dismorfia” – deformità – è legato alla sensazione soggettiva di avere una deformità o di difetto fisico, per la quale si ritiene di essere notato dagli altri, nonostante il proprio aspetto rientri nei limiti della norma. Si focalizza spesso su parti specifiche del proprio corpo, naso, seno capelli. Rappresenta lo spostamento di un conflitto psichico su una parte corporea non correlata attraverso i meccanismi di difesa della repressione, della dissociazione, della distorsione, della simbolizzazione e della proiezione.

La fobia è pregna di significati simbolici che in modo spesso indiretto e deformato, richiamano o un desiderio che è stato represso dall’ambiente familiare o la proibizione di esprimere una propria volontà contraria a quella dell’ambiente circostante. Per semplificare potremmo dire che il soggetto allontana inconsciamente un proprio desiderio per timore della sua disapprovazione e che tale desiderio venga “spostato” su un oggetto o situazione apparentemente non correlata ad esso.

Dal punto di vista terapeutico Freud sottolinea che può rivelarsi inutile, se non dannoso, tentare di sottrarre qualcuno alla propria fobia senza conoscerne il significato inconscio. Come spesso scrivo, tutto ciò che la mente ed il corpo creano ha un significato, nascono per proteggere l’individuo da qualcosa quindi, la mancanza della funzione protettiva del sintomo lascerebbe la persona senza difese quindi esposta all’angoscia e al panico. Oppure la metterebbe nella condizione di sostituire il precedente oggetto fobico con uno sostitutivo.

BIBLIOGRAFIA

Freud S. (1894b), Ossessioni e fobie, OSF, 2, Boringhieri.

Freud S. (1908), Analisi della fobia di un bambino di cinque anni. (Caso del piccolo Hans), OSF., 5, Boringhieri.

Freud S. (1915), Metapsicologia, OSF, 8. Boringhieri.

Freud S. (1925), Inibizione, sintomo, angoscia, OSF, 10. Boringhieri.

Freud S. (1938). Risultati, idee, problemi, O.S.F., 11. Boringhieri.
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